lunedì 16 giugno 2014

Liguria #1: LORENZO TURCO e la Granaccia di Quiliano


Siamo a Quiliano, nell' entroterra savonese, a pochi km dal capoluogo.
La cantina è quella, piccola, che porta il nome di INNOCENZO TURCO ma è Lorenzo a gestirla oggi.
Un lavoro di costante mantenimento più che di recupero, quello di questa realtà da 15.000 bottiglie.
Qui Terroir parla con accento spagnolo, è quello della Granaccia (Alicante Bouschet), arrivata dalla Spagna a metà (o poco più) ottocento e dove è rimasta tutt'oggi, continuando ad essere reimpiantata sempre con il clone delle vecchie particelle.
Come spiegava Lorenzo appunto, la differenza tra Qui(liano) e il resto della regione è proprio il clone usato, per lo più francese nel resto della regione.
I rossi prodotti sono due. Una versione Riserva, fatta solo nelle migliori annate dalle vigne vecchie del CRU dei Cappuccini ed un' altra versione con un assemblaggio un po' più vasto, comprendente questa ed altre vigne.
Entrambi escono dopo circa due anni dalla vendemmia. Il primo dopo un passaggio di 12/13 mesi in Tonneaux, mentre il fratello minore dopo 18 ma tutti in acciaio, per finire poi entrambi l' affinamento in bottiglia per sei mesi prima della commercializzazione.


Un bianco ed un rosato completano la gamma.
Lorenzo ha creduto nel Pigato fin dai primi anni di conduzione della vigna. E' un vitigno che a lui piace, che crede esprimersi bene da queste parti e che reputa avere le giuste caratteristiche per non essere considerato un vino senza carattere.
Per entrambi solo inox. Il rosato da uve Granaccia, fa una breve macerazione di qualche ora in pressa. Entrambi vengono poi imbottigliati tra marzo e aprile successivi la raccolta.
Devo dire che il Pigato, seppur ancora troppo giovane (Lorenzo crede abbia bisogno di passare il caldo estivo per esprimersi al meglio) inizialmente, lasciato respirare nel bicchiere si è sviluppato in maniera inaspettata. Subito fresco e floreale, sui toni più fruttati ed agrumati poi, a ricordare la pesca, il mandarino e toni mediterranei, con una buona lunghezza ed acidità in bocca.

Tornando alla Granaccia, devo dire che mi ha regalato sensazioni davvero emozionanti fin da subito.
Della versione più semplice, si hanno note caratteristiche e decise con profumi vegetali, di frutta rossa e leggeri toni balsamici. Non particolarmente tannico, equilibrato, interessante e dalla beva disinvolta. In commercio l' annata 2012.

Rimasti piacevolmente colpiti dalla disponibilità e della cortesia del padrone di casa, abbiamo deciso di rimanere a cena nel suo agriturismo adiacente la cantina. Molto bello ed intimo, è nato come espressione della cucina tipica dell' entroterra Ligure.
Prodotti ottimi, pesto fantastico, carne strepitosa! La tagliata di Manza Piemontese il piatto della serata! (come direbbe l' amico blogger Gabriele).
E' qui che, con le gambe sotto il tavolo, abbiamo deciso dopo un altro giretto di bianco, di stappare la Granaccia Riserva dei Cappuccini annata 2011, dopo l' assaggio di botte dell ultima vendemmia, fatto un paio d' ore prima.
Vino importante. Potente e fascinoso. Profumi di macchia mediterranea, frutta rossa sotto spirito e poi amarene, fragola, buccia d' arancia e note eteree, noce moscata, complesso e molto piacevole. Veramente buono e non omologato.

Grande Lorenzo!!!!


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